Quante volte avete sentito chiamare New York come la “Grande Mela”?
Oppure nel taglio più originale – all’americana – “The Big Apple“?
È un nome piuttosto curioso.
In questo veloce articolo scopriamo da dove origina questo soprannome di New York.
INDICE DEGLI ARGOMENTI
Perchè viene chiamata così?
Il termine “la Grande Mela” che oggi comunemente accostiamo a New York, ha origini abbastanza lontane, circa un secolo fa, agli inizi del 1900.
Con diverse sfumature successive che scopriamo tra poco, fino ad arrivare ad oggi, dove tanti di noi (io compresa) l’abbiamo sempre usato perché “assorbito così”, quasi fosse un suffisso naturale del nome proprio della città.
Ma senza sapere effettivamente da dove origina questo soprannome.
Vediamo le varie vicende e contesti storici dove ha radici il termine Big Apple per New York.
Le origini del nomignolo Big Apple – Grande Mela
L’accostamento tra NY e il suo soprannome non deriva da un evento unico, ma nel corso del ventesimo secolo passa per diverse e successive interpretazioni, apparentemente disgiunte una dall’altra, che nel tempo hanno portato la città a vedersi attribuire in modo ufficiale il suo soprannome The Big Apple.
In un veloce escursus per i più curiosi e amanti dei riferimenti storici, vediamo come si è giunti a questa unione che ci accompagna tutt’oggi.
Edward S. Martin – The Wayfarer in New York
Se vogliamo andare a ricercare le origini più antiche, il primo ad avvicinare New York alla simbologia della mela è Edward S. Martin, giornalista ed editore americano dell’epoca.
Nel suo libro The Wayfarer in New York del 1909, una sorta di guida turistica dell’epoca, lo stato di New York (l’intero stato, non la città) è paragonato a un melo, con le radici nella valle del Mississippi, di cui la città di New York è uno dei suoi frutti – una mela appunto – lasciandola percepire come il più prospero dei frutti.
L’accostamento ha sicuramente una accezione valorizzante, ad esaltare la metropoli per la sua abbondanza.
Da un altro senso di lettura che fu dato, assume toni polemici riguardo ragioni politiche che avrebbero generato disparità di sovvenzionamenti statali tra i vari stati, privilegiano New York rispetto agli altri.
Questa è la prima occorrenza dell’accostamento di New York al concetto di mela, e non subisce mutamenti fino agli anni ’20.
Le corse dei cavalli
Ma il primo a utilizzare in modo schietto e preciso il termine “Big Apple” fu il redattore sportivo del quotidiano New York Morning Telegraph, tale John J. Fitzgerald.
All’epoca era consuetudine riferirsi agli ippodromi con l’appellativo di “Apple”, in riferimento simbolico al premio economico legato alle vincite sulle scommesse dei cavalli.
La mela rappresentava la tentazione della scommessa (frutto proibito), ed era allo stesso tempo un frutto ambito emblema delle vincite derivanti dalle scommesse.
Sedotto dall’espressione, Fitzgerald intitolò la sua rubrica sportiva relativa alle corse dei cavalli come: “Around the Big Apple” (letteralmente Attorno alla Grande Mela).
Con un implicito riferimento che le corse a New York erano le più ghiotte, le più ambite, da cui l’aggettivo “Grande”.
Ghiotte e ambite sia per prestigio sportivo, sia per la consistenza dei premi in palio.
Siamo agli inizi degli anni ‘20. Grande mela stava a indicare grandi vincite sulle scommesse.
Questo tratto del concetto di mela come frutto pregiato ad evocare soldi e successo si sposa benissimo con l’immagine emergente dal punto di vista business e commerciale che New York avrà negli anni a venire, tanto che nella percezione di oggi è una sfumatura rimasta bene intatta, nonostante abbia origini lontane.
Big Apple e musica Jazz
Ritroviamo l’accostamento alla Grande Mela circa un decennio dopo, con una lettura differente, dai musicisti jazz degli anni ‘30.
L’immagine della mela grande e succosa era la perfetta metafora ad indicare il prestigio di poter suonare a New York nei locali di Harlem e Manhattan, i più ambiti per ogni musicista Jazz dell’epoca.
Iniziarono così a soprannominare New York come la “Grande Mela”, capitale di successo della musica jazz nel mondo.
Quando un concerto si teneva lontano dalla città si usava invece dire che si andava a suonare sui “rami”.
Campagna promozionale turistica
Anni dopo, nel 1971, il termine Big Apple che ormai iniziava ad avere una identità abbastanza definita per quanto già visto, fu ripreso dall’allora presidente del turismo, Charles Gillet, durante una campagna di promozione turistica della città.
Nel tentativo di rilanciare il turismo di massa verso New York, Gillet adottò il simbolo della grande mela come riferimento ufficiale della città.
Il paragone a una grossa mela rossa e succosa serviva per dare un’immagine più allettante e invitante di New York, che in quel periodo godeva di una fama non proprio brillante.
Infatti, per ragioni storiche legate alla criminalità ai tempi dilagante, era considerata fino a quel punto una città violenta e pericolosa.
Questo possiamo considerarlo come il momento dove città e il suo soprannome si sono uniti in modo indelebile.
Da qui in avanti il tempo ha consolidato l’unione, fino ad arrivare ai nostri giorni dove li percepiamo praticamente come sinonimi.
Big Apple diventa “ufficiale”
Se la campagna promozionale di Gillet lanciò di fatto l’accostamento tra NY e il termine “Big Apple”, quasi 30 anni dopo – nel 1997 – abbiamo una ulteriore sodalizio ufficiale tra città e soprannome.
In quell’anno infatti il sindaco Giuliani riconosce ufficialmente la paternità del soprannome a John J. Fitzgerald, e lo omaggia battezzando come “Big Apple Corner” l’angolo tra la Broadway e la 54th strada, dove il cronista sportivo visse fino al 1963, quando morì.
Ulteriore curiosità
Esiste anche un altro soprannome – molto meno conosciuto e diffuso – a fare da contraltare al più sontuoso The Big Apple.
Tra i meno abbienti New York è soprannominata The Big Onion, “La Grande Cipolla”, perché a loro dire “si può sbucciare a strati, fino a rimanere in lacrime con nulla di fatto in mano“.
Soprannome dai chiari tratti polemici, che testimonia come nelle grandi metropoli, appena a fianco dello sfarzo e della ricchezza, ci sia spesso un tessuto cittadino e residenziale che vive in condizioni di povertà ed ha una percezione e visione differente di NY rispetto a quella che percepiamo noi.
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